IL PASSATO E’ UN AFFASCINANTE PRESENTE ALL’ULSTER AMERICAN FOLK PARK
Fra il 1700 e il 1900 oltre 2 milioni di persone hanno lasciato la provincia dell’Ulster per emigrare in nord America. I “push factors”, le ragioni che incoraggiavano a cercare oltre oceano un futuro migliore: il conforto di beni materiali, l’opportunità di reinventarsi e la prospettiva di riuscire a provvedere dignitosamente a se stessi e ai propri cari soprattutto negli anni della grande carestia (1845-1848). Un’interessante mostra permanente all’ingresso dell’Ulster American Folk Park introduce a storie di migranti che hanno concretizzato un futuro significativo oltre oceano, quando l’attraversata incarnava il sogno della libertà di esistere.
A differenza di altre zone d’Irlanda l’Ulster ha visto partire soprattutto coppie e piccoli gruppi familiari. Prima dell’avvento delle navi moderne o degli aerei a reattore, si raggiungeva il continente americano a bordo di velieri in cui le condizioni di vita, igieniche e logistiche, rasentavano la sopravvivenza di cuori trafitti dalla consapevolezza che non avrebbero più rivisto la loro isola di verde.
Portarono con sé nomi, tradizioni, abitudini che superavano porte di accesso spietatamente selettive, come Ellis Island all’ingresso di New York, contribuendo in modo fondamentale alla storia e al folclore degli Stati Uniti d’America.
ULSTER AMERICAN FOLK PARK: COS’E’?
L’Ulster American Folk Park, nato nel 1976 fra Derry e la contea di Tyron è una collezione di edifici, quasi interamente originali, che offre un autentico assaggio, grazie ai figuranti che lo popolano, delle condizioni di vita dei contadini della regione, delle miserie che hanno determinato la massiccia migrazione e della nuova vita in America.
Molte delle case del parco sono state svuotate, smontate, trasferite, ricostruite e arredate fedelmente. Lo stesso vale per i servizi e le attività commerciali: la farmacia di Hill, il fabbro, il cottage della tessitrice, la National School di Castledown, l’agenzia di pegni di Devlin, il calzolaio, l’ufficio postale di Mountjoy, un pub di Newtownbutler.
Si affacciano quasi tutte su una strada che catapulta magicamente nell’Ulster del XIX secolo, dove si può entrare ad acquistare un sacchetto di caramelle nel negozio di una signora, le spalle coperte da uno scialle e i capelli appuntati, che accoglie gli avventori con sorriso gioioso.
Si può sbirciare dalle vetrine, o dalle finestre, entrare con la sensazione di dover chiedere permesso in abitazioni private dove la luce filtra a rischiarare la tavola apparecchiata, la signora di casa canticchia accomodata su una sedia a dondolo vicino al focolare acceso e il fumo del camino impregna di realtà gli abiti che indossiamo.
Fuori la campagna. Le strade in terra battuta e il silenzio di un mondo costellato di quotidianità che, sebbene con mezzi diversi, si accendeva delle stesse passioni, speranze, preoccupazioni, ambizioni, abitudini e soddisfazioni del nuovo millennio. Tanto che, a tratti, tutto mi sembrava incredibilmente familiare.













ULSTER AMERICAN FOLK PARK: VERSO LE AMERICHE
In fondo alla via centrale, varcato un ampio portone, ecco la zona portuale. La strada è acciottolata, la porzione di un veliero di inizio ‘800 è attraccato in attesa d’imbarcare persone già profondamente provate dal lungo viaggio appena intrapreso. E’ folle pensare che il biglietto corrispondesse alla paga media di un anno di lavoro. Molti giungevano ai porti dall’entroterra quando il carro trainato dai cavalli era l’unico mezzo di locomozione…peccato che pochissimi potessero permetterselo. Camminavano anche giorni nel clima inclemente d’Irlanda. Non esistevano prenotazioni, giunti al porto acquistavano i biglietti che proteggevano al costo della vita – perderli significava la fine – e attendevano la partenza, anche una settimana. Erano disponibili casette dove dormire e depositare il proprio bagaglio custode di una vita.
La biglietteria arriva da Belfast, mentre la casa per gli emigranti da Derry. Ed è così che nell’arco di 6-12 settimane, con una cuccetta a famiglia in cui si dormiva a turno e un secchio come toilette, si raggiungeva il nuovo mondo.
ULSTER AMERICAN FOLK PARK: IL NUOVO MONDO
Complice un po’ di sole dopo la pioggerella la strada americana, come poteva essere all’epoca a Baltimora, New York o Boston, è un salto nel futuro. Sembrano trascorsi decenni dall’inizio del viaggio, non settimane! Tutto è più ampio, vivace, moderno. I negozi sono ricchi e si respira un’aria di distensione, ben diversa dalla cattolica Irlanda. Gli spazi si allargano e il senso di libertà è palpabile. Il General Store, con gli interni originali del Nord Virginia e il banco dell’ufficio postale, traboccante di generi alimentari e attrezzi di uso domestico, è il regno delle signore. Chiacchierano, ridono e ritrovano nostalgicamente i ricordi d’infanzia. Io, in tutta sincerità, ho avuto la tentazione di propormi per un lavoro 😀










L’Ulster American Folk Park è un percorso nello spazio e nel tempo. Chi non è nato nell’era di internet e ha avuto la fortuna di conoscere una dimensione di vita in cui scoprire il mondo era spesso sognarlo attraverso i libri, in cui viaggiare richiedeva tempi lunghi e gli addii affidavano il ricordo a qualche fotografia sbiadita e ad una lettera, potrà riconoscere molti dettagli dei racconti di nonni e genitori.
Sarà un misto di stupore e nostalgia, di entusiasmo e riflessione. Persone che hanno vissuto nelle fattorie costruite con i tronchi di legno, che hanno dormito sui letti con le reti in corda, che conservavano i cibi in fresco in casottini esterni alle case, che potevano morire di un’influenza, che utilizzavano il camino o le stufe per cucinare, che guardavano i bambini giocare con le lucertole nel campo intorno alla casa, mi chiedo “oggi sarebbero più felici?”.

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Mi affascina tantissimo questo posto, vado sempre alla ricerca di luoghi particolari e in cui ci si sente catapultati indietro nel tempo, come i paesi tipici che ho visitato due anni fa in Slovacchia e quest’anno in Ungheria, ma anche questo deve entrare assolutamente nella mia lista! 🙂
Ma che figoo!!!sembra di stare dentro un telefilm tipo “la signora del west”😂😂😂 ok non c’entra niente ma questI piccoli general store e questi vicoli fanno davvero sembrare di essere saltati indietro nel tempo!😍 meraviglia! Scopro sempre nuove cose di cui ignoravo persino l’esistenza con il tuo blog quindi: grazie 😉
Ecco, l’hai detto, che figoooo 😀
A me è venuta in mente “La casa nella prateria”, ma sono per una questione anagrafica!!
E grazie a te, mi hai appena fatto un complimento che mi ha messo bene la giornata 😉
Ma che meraviglia, se torno in Irlanda non me lo perdo per nulla al mondo.
Inoltre bello il blog, non vi conoscevo!!
Grazie Sandra mi fa molto piacere! Sono contenta di averti dato uno spunto interessante 🙂
Un viaggio meraviglioso, un vero salto nel tempo.
Mi sarebbe piaciuto vedere la rete di corde di quel materasso…. il sistema è stranissimo e non l’ho mai visto!
Appena ho due minuti di riposo, vado a leggere gli altri.
Bacini cari miei
Lilly cara ti assicuro che non l’avevo mai visto nemmeno io, anzi non credevo che fosse una soluzione adottata. Sono sicura che ameresti questo parco, che poi dal vivo (se non hai la sfiga di beccare una scolaresca!!!) l’atmosfera è davvero suggestiva 😉
Che bello! Potersi immergere nel passato.. chissà quanti turisti rimangono ammaliati da questo posto…
Penso moltissimi! Le scolaresche di bambini sono uno specchio del cambiamento dei tempi, sono talmente estasiati e, a tratti, intimoriti…per loro è tutto così sconosciuto che sembrano catapultati dentro un film 🙂
Un articolo sorprendentemente meraviglioso, piacevole da leggere e con delle fotografie davvero stupendo.
Camilla grazieeee! Per me le fotografie sono sempre state importanti, anche quando non avevo il blog. I ricordi non mi bastano, ho bisogno anche delle immagini 😉
Meraviglioso questo sito. Sono stata in Irlanda ma non da quelle parti. Questo tipo di musei secondo me sono indispensabili per comprendere almeno un po’ della storia dei paesi che visitiamo.
Daniela noi due andiamo già d’accordo 😉
Che posto carinissimo 🙂 Mi piace visitare questi luoghi nei quali sembra di tornare indietro nel tempo. Visti così mi appaiono belli e pure abbastanza confortevoli ma con la carestia e la penuria di cibo si capisce come le persone abbiano desiderato di andarsene.
Eh si…
La parte che riproduce l’irlanda è soprattutto affascinante, ma la sensazione un po’ opprimente dell’europa dell’epoca in cui la gerarchia sociale era rigida e non lasciava spazio a grandi cambiamenti nella vita delle persone, la rigidità dell’educazione cattolica e, come se non bastasse, la carestia fanno riflettere su quanto siamo fortunati oggi. La ricostruzione delle fattorie e delle abitazioni di campagna in suolo statunitense, invece, sono un inno alla vita, alla speranza e al diritto di cercare la propria strada…è qui che un po’ di malinconia per i tempi pre-tecnologici mi ha assalito 😉
Daii, che meraviglia! Mi hai fatto scoprire un posto che non conoscevo.
Era questo l’intento 😉 sicuramente una meta non battuta dal grande turismo che sbarca in Irlanda ogni estate!
Mi piace tantissimo il tuo spaccato di vita, quello prima dell’avvento di Internet, quando la gente comune di certo aveva meno ma di certo era più felice, si quando ai bimbi bastava correre dietro ad una lucertola per essere felice!
Chissà se era più felice, me lo sono chiesto e richiesto mentre visitavo il parco. Sicuramente le atmosfere di casa erano le stesse che ho conosciuto io da bambina, quando non esistevano pc alla portata di tutti e cellulari, quando si viveva bene con abitudini diverse. Per alcuni aspetti più belle, per altri meno pratiche e, forse,meno stimolanti?
mi è piaciuto molto questo post perchè, oltre alle belle immagini, mi ha permesso di ripassare una parte di storia che ho studiato davvero molto male e conosco molto poco. mi piace molto chi viaggia approfondendo ciò che incontra sul suo cammino 🙂
audrey
Grazie Audry 🙂 3 ore volate e quando siamo arrivati alla fine del percorso volevo tornare indietro, entrare in una di quelle casette in legno e dimenticare il mondo moderno per un po’! Tappa fondamentale in un viaggio nel nord Irlanda.